La Storia della Masseria Terrapelata PP. Gesuiti (Oggi Masseria Alù – Termini)

La Masseria è situata in Contrada Terrapelata, in territorio di Caltanissetta,  ad un altitudine di 532m. (s.l.m.), proprio a ridosso del Villaggio Capinto – Santa Barbara, nato come insediamento residenziale – operaio nel 1942, a supporto dell’attività mineraria del bacino nisseno. L’edificio rurale a “doppia corte” nacque probabilmente nei primi decenni del seicento come centro amministrativo ed operativo a servizio de vasto Feudo, estensivo cerealicolo, di Terrapelata – Avvento – Buccheri di proprietà dei Padri Gesuiti del monastero di Caltanissetta.

Infatti la nobile Casata dei Moncada che nel 1598 vollero insediare la compagnia di Gesù in città per incentivare gli studi dei figli delle famiglie aristocratiche nissene, dotarono l’Ordine monastico di diversi feudi, come Cappellano, Bigini ed appunto Terrapelata, per il sostentamento degli stessi monaci.

I Gesuiti che definivano le loro attività economiche a “Modo Nostro” sfruttarono le dolci vallate del Monte Sabucina o Sabbucina  (m.706) come produzione soprattutto di grano. Lo storico nisseno Camillo Genovese (1755-1797) nel 1792 censisce il feudo come allodio del territorio, con una estensione di sette aratate, cinque salme e tre tumoli pari circa a 273 ettari. Dopo l’ennesima soppressione dei beni ecclesiastici del1866, le terre di Terrapelata furono acquistate dalla nobile casata dei Calafati o Calafato, come attestano delle fonti d’archivio ed una lastra tombale recuperata dalla Cappella della Masseria.

Nei primi decenni del novecento parte del feudo fu acquistato dalla famiglia borghese dei Bennardo, ai quali nel 1939 furono confiscati parti del podere per la fondazione del Villaggio Santa Barbara. La masseria ha una pianta rettangolare chiusa all’esterno, mentre internamente è piuttosto articolata, attorno a due corti comunicanti che separano la residenza dalle stalle e dai magazzini. L’ingresso è costituito da un arco a “tutto sesto”, posto sul lato meridionale, realizzato in conci di pietra di calcarenite (sabucina) e sovrastato dalla torrette del campiere . Dal “Turchetto” si accede alla corte più vasta centrale, di pertinenza delle residenze, forse già celle, dei PP. Gesuiti e dei loro lavoratori.

Essa è caratterizzata dalla presenza di un pozzo in posizione centrale, che raccoglieva le acque piovane, dalla caratteristica pavimentazione in ciottoli con cordoni in calcarenite e dall’esistenza della Cappelletta contrassegnata da un’edicola campanaria. Nel recentissimo ottimo restauro conservativo effettuato, è emerso nella facciata est della corte, parti dell’interessantissimo portico originale con delle vasche di raccolta sottostanti.

Tale portico è costituito da una serie di archi a “tutto sesto” sorretta da esili e gentili colonne in stile “Tuscanico” (Dorico rinascimentale), presenti anche nel chiostro di San Domenico  Caltanissetta. I restanti edifici che si affacciano nel baglio sono tutti ad una elevazione, con murature in arenaria mista  a calcarenite e copertura a “capanna”.

Anche questi edifici sono stati recentemente ristrutturati, rispettando e valorizzando le qualità formali delle costruzioni. Da un lato sul lato nord della corte, si passa nel cortile adiacente, chiuso su tre lati dagli edifici, adibiti una volta, a stalle per gli animali di allevamento, a magazzini per la conservazione delle derrate alimentari e da un muro d’accesso al giardino. Questa parte del complesso è stata interamente ristrutturata, con la corte pavimentata da grosse lastre calcaree a tessitura regolare. Oggi il complesso è sede di un agriturismo con una gradevole sistemazione esterna con aiuole, pavimentazione dei percorsi in terra  battuta, ringhiere in legno e soprattutto con la creazione di un interessante giardino (orto) botanico che raccoglie centinaia di specie cactacee ed erbacee, alcune molto rare ed endemiche.

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